USA, 18.04.2013 Il Senato ha bocciato l’accordo sul controllo della vendita delle armi, con 54 voti a favore e 46 contro, di cui 41 repubblicani e 5 democratici. Una maggioranza dunque, che però non è bastata a causa di un accordo preventivo che poneva a 60 il limite di voti favorevoli necessari per l’approvazione. Solo qualche giorno fa democratici e repubblicani sembravano aver raggiunto un’intesa che permettesse al decreto legge di entrare in vigore, ma molti senatori hanno fatto dietro-front bloccando nettamente quella proposta di emendamento in cui, stando ai sondaggi, almeno il 90% degli Americani aveva riposto le proprie speranze per tentare di arginare la vendita troppo facile di armi.
Il disegno di legge, promosso dal senatore democratico J0e Manchin e dal repubblicano Patrick Toomey e supportato dalla Casa Bianca, prevedeva maggiori controlli “di background”sulle persone intenzionate a comprare armi via internet o alla fiere di settore: dunque un accertamento sui precedenti del cliente, come ad esempio fedina penale e malattie mentali, non solo in caso di acquisto di armi presso i distributori autorizzati. Un emendamento voluto per contrastare l’acquisto di armi da parte di criminali riconosciuti o persone malate di mente: una legge fondamentale per quanto elementare e dettata dal puro buon senso, una legge che, come dichiarato poi da Obama, la maggior parte degli americani crede esista già.
Eppure non è bastata la presenza dei genitori delle piccole vittime di Sandy Hook, né la volontà espressa dall’America nei sondaggi, né tantomeno il fatto che la bozza dell’Emendamento fosse un compromesso stilato da membri di entrambi i partiti e prevedesse misure alquanto morbide rispetto a quelle auspicate dal Presidente: i 60 voti che servivano per fare un passo avanti nella lotta alle armi facili e contrastare le stragi dettate dalla follia omicida del tipo di Newtown, Connecticut, non si sono trovati.
Deluso, irritato, ma soprattutto indignato, il Presidente Obama tuona dal Giardino delle Rose della Casa Bianca, circondato dai genitori dei bambini di Newtown, dal suo vice Joe Biden e da Gabrielle Giffords,esponente del Partito Democratico scampata alla strage di Tucson: “Oggi è un giorno vergognoso per Washington”. Il Presidente ha accusato i senatori di essersi piegati alle pressioni della lobby delle armi, che hanno “mentito” sul fatto che le leggi per il controllo della armi violerebbero il Secondo Emendamento. Violazione sempre sostenuta dalla National Rifle Association, secondo la quale l’Emendamento avrebbe penalizzato la compra-vendita di armi tra privati e per la quale “Le verifiche sugli antecedenti non eviteranno la prossima sparatoria, non risolveranno il problema del crimine violenta e non terranno sicuri i nostri figli a scuola”.
Il commento di Obama sulla decisione “vergognosa” presa a Washington Mercoledì è invece che “Una minoranza del Senato ha votato contro una misura, un compromesso, di senso comune sulle armi condivisa dal 90% degli americani (…) Questa minoranza, andando contro il 90 per cento degli americani, ha deciso che non vale la pena di proteggere al vita dei bambini”.
Ha poi incoraggiato gli Americani ad unirsi per spingere i propri rappresentanti all’azione, ed eventualmente cambiarli, dichiarando che la sconfitta di ieri è solo “il primo round”nella lotta per la riforma sulle armi e dichiarando che “Non finisce qui”, in quanto lui stesso e la sua amministrazione continueranno a lottare e ad impegnarsi per ridurre la violenza e difendere il Paese dai rischi causati da una legislazione sulle armi troppo blanda. “Cambiare la situazione, far sì che non accada mai più” era l’idea comune dopo Newtown, dopo Tucson, dopo Aurora e Chicago: e quest’idea secondo il Presidente Obama si tradurrà in realtà, prima o poi, perché “la memoria di quei bambini lo chiede, così come la popolazione Americana”.
Michela Romagnoli