UN FILM CHE SCANDAGLIA PREGI E DIFETTI DEL SUD ITALIA
di Alessandro Faralla (Responsabile Cultura&Spettacoli F&D Magazine)
Già dal titolo il film di Massimo Gaudioso gioca sulla straordinarietà della nostra penisola e sulle sue debolezze.
Perché il paese in questione non è solo Pietramezzana ma l’intera nazione. Il regista servendosi di luoghi comuni e stereotipi ben amalgamati in Benvenuti al Sud (di cui era sceneggiatore) racconta la vita di una piccola comunità, appunto Pietramezzana, paese nelle Dolomiti lucane svuotato e apparentemente lontano dalla realtà. Un luogo connesso nel bene e nel male al suo territorio, da quando la compagnia mineraria ha chiuso i battenti non si vive, si sopravvive. L’assegno di disoccupazione è una ferita, non una consolazione.
L’opportunità che una fabbrica possa insediarsi nel piccolo comune montano ingegna i 120 abitanti di Pietramezzana. Guidati dall’indomito Domenico (Silvio Orlando) dovranno convincere un medico a rimanere per poter ricever i finanziamenti necessari. Il medico, è il chirurgo plastico Gianluca Terragni (Fabio Volo), fotocopia di una società superficiale e distratta.
Gaudioso non nasconde il lato truffaldino e poco trasparente che aimè ci contraddistingue mitigandolo con leggerezza e con un taglio scherzoso. Il film anche se basato su situazioni familiari e non certamente originali risulta piacevole perché non forza, non enfatizza i pregiudizi riuscendo inoltre a trattare senza voler far la morale aspetti sociali e argomenti presenti: il lavoro, la genuinità perduta delle relazionali sociali.
Meno azzeccata la scelta di inserire la classica bella del paese (Miriam Leone), decontestualizzata rispetto alla storia narrata, così come in generale si chiede un maggior coraggio nel raccontare il nostro paese senza dover rifugiarsi nell’ennesimo remake (La grande seduzione) di una commedia francese.
Il finale è speranzoso e sottolinea la ricchezza dei numerosi piccoli borghi e paesini italiani guardati come esuli ma a loro modo preziosi: con le abitudini, i costumi, e la personale storia custodi di bellezza, di pagine vivide e non secondarie di un’Italia che conserva ancora il principio e il valore della condivisione e dell’essere concretamente società.