di Alessandro Faralla (Responsabile Cultura e Spettacoli F&D)
Daniel Mantovani, scrittore argentino, ha appena ricevuto il premio Nobel per la letteratura; quello che dovrebbe essere l’apice della carriera è come sostiene lo stesso Mantovani la fine di tutto. Stanco e reticente verso i numerosi inviti che gli vene recapitato da ogni parte del mondo sarà colpito da una lettera pervenuta dal suo paese di origine, Salas. L’amministratore locale intende conferirgli il più alto riconoscimento della cittadina: la medaglia al Cittadino onorario.
Dopo una prima esitazione lo scrittore deciderà di accettare l’invito e recarsi, a distanza di 40 anni, a Salas.
Al suo arrivo sarà omaggiato da personaggi spiccioli e da manifestazioni enfatizzanti (la parata d’accoglienza sul camion dei vigili del fuoco è emblematica). Durante il soggiorno, tra vecchi incontri e lezioni, Daniel si confronterà con i luoghi, le facce e le situazioni che hanno ispirato i suoi romanzi.
Salas rappresenta tutto ciò che Mantovani ha sempre cercato di allontanare: provincialismo, tradizione e riti antiquati ma è anche una parte di sè con cui confrontarsi per decifrare quanto la sua persona appartenga ancora a quel luogo, una comunità che lo venera come un dio, lusingata dalla sua presenza e onorata che Daniele sia un loro concittadino.
Quando la calma resistenza all’affettuosa invadenza muta in fastidio e qualcuno suggerisce che in realtà Salas e la sua gente nei romanzi vengano adoperati per denigrare un certo stile di vita il conflitto e le ostilità prendono forma in modi acuti e sorprendenti.
El ciudadano ilustre, diretto da Mariano Cohn e Gastón Duprat, narra con stile personale di due mondi che inevitabilmente non troveranno mai un compromesso. Situazioni, volti, abitudini di questo racconto sono funzionali a una comicità (non banale) in cui la supponenza di un letterato (un meraviglioso Oscar Martínez) e i meschini delle sue opere si spogliano dei rispettivi copioni per duellare senza più maschere.
A carte scoperte, come in un ring, con modi e tempi opposti, Daniel affermerà tutta la sua negazione verso una società passiva, gretta, fiera del suo immobilismo mentre l’adorazione dei suoi compaesani diverrà invidia e disprezzo in una resa dei conti dialettica, messa in scena con originalità, che non fa né vincitori né vinti.