di Alessandro Faralla (Responsabile Cultura e Spettacoli F&D)
–Venezia 74-
Paradossale nella premessa che smuove il racconto The Insult è credibilissimo per struttura, interpretazioni e snodi narrativi. La difesa delle proprie posizioni è un macigno che avvolge le vite del libanese cristiano Toni e del palestinese Yussef, finendo per scatenare tensioni sociali e putiferio mediatico.
Siamo nella moderna Beruit, il tubo dell’acqua dell’abitazione del Toni, crea problemi ai lavori di ristrutturazione del quartiere, il tentativo di sistemare le cose da parte di Yussef, capomastro della ditta dei lavori provoca l’irritazione di Toni che lo accoglie bruscamente. In brevissimo tempo quello che i più classificherebbero come un malinteso si trasforma in una disputa identitaria che porterà i due in tribunale.
Trasparenti e al contempo imperscrutabili Toni e Yussef diventano protagonisti non semplicemente di una battaglia di orgoglio e onore ma di una storia dal significato universale sulla legittimazione di una sofferenza che ha radici profonde e non trova il tempo e il contesto di analizzarle.
Chi ha davvero ragione, è giustificato il modo così partecipato e sopra le righe di un avvocato di affrontare il dibattito, un banale diverbio è lecito che si trasformi in una sfida ideologica sulla giustizia? The Insult non intende emettere sentenze, nel suo progredire paziente fa accrescere la tensione non tanto nei momenti più caotici e istintivi quanto in tutto ciò che non si vede, o meglio è presente silenziosamente negli animi e nelle espressioni solitarie e contrastanti dei due protagonisti.
Zia Duoeri costruisce una storia dalle implicazioni politiche mantenendo uno scenario intimo, che sbircia nel passato senza spiegare più del dovuto, soffermandosi sulle espressioni, sui toni che racchiudono il contrasto tra ciò che eravamo e ciò che siamo realmente oltre la cortina di pregiudizi e intolleranza in un luogo e un tempo che ha visto crescere grattacieli ma non ha avuto la forza di ascoltare le reciproche tragedie svilendo di fatto quella stessa dignità che Toni e Yussef sentono, nella loro ostinazione, calpestata e offesa.